Depressione

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Il disturbo depressivo è una condizione molto diffusa. L’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha stimato, nel 2015, che tale disturbo coinvolge il 4,4% della popolazione totale e colpisce il 5,1% delle donne e 3,6% degli uomini. La depressione può manifestarsi anche nei bambini e adolescenti di età inferiore ai 15 anni, anche se l’incidenza è decisamente più bassa.

Diversamente dalle normali fluttuazioni dell'umore e dalle risposte emotive di breve durata relative alle sfide della vita quotidiana, la depressione, variabile nella sua intensità, tende a permanere nel tempo spesso indipendentemente dal contesto, causa gravi sofferenze e limitazioni alla persona colpita su diversi piani come il lavoro, le relazioni sociali, personali, lavorativo, le abilità cognitive e, nel peggiore dei casi, può portare al suicidio.


Sintomatologia e classificazione

Durante un episodio depressivo, la persona sperimenta umore particolarmente deflesso (si sente triste, irritabile, vuota), e/o perdita di piacere o interesse per le attività, per la maggior parte della giornata, quasi tutti i giorni, per almeno due settimane. Sono presenti inoltre e frequentemente:

  • scarsa concentrazione
  • sentimenti di eccessiva colpa
  • scarsa autostima sino all’odio per la propria persona
  • disperazione per il futuro
  • pensieri sulla morte o sul suicidio
  • disturbi del sonno
  • cambiamenti nell'appetito o nel peso
  • stanchezza eccessiva e/o sensazione di non avere energia

In alcuni casi tale disturbo può manifestarsi sotto forma di sintomi corporei (ad es. dolore, affaticamento, debolezza), che non sono dovuti a un'altra condizione medica. La sintomatologia, per poter porre la diagnosi di episodio depressivo, deve presentarsi quasi tutto il giorno per almeno 15 giorni, e deve generare un disagio clinico significativo e compromettere il normale funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti per la persona.

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Il disturbo depressivo è classificato in diversi modi:

  • Disturbo depressivo maggiore
  • Disturbo depressivo persistente (distimia)
  • Disturbo disforico premestruale
  • Disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci
  • Disturbo dovuto ad altra condizione medica presente
  • Disturbo depressivo con altra specificazione
  • Disturbo depressivo senza specificazione

La caratteristica comune di tutti questi disturbi è la presenza di umore triste, vuoto o irritabile, accompagnato da modificazioni somatiche e cognitive che incidono in modo significativo sulla capacità di funzionamento dell’individuo.
I principali criteri distintivi sono la pemanenza nel tempo della sintomatologia, l’eziologia presunta e la distribuzione temporale.
Per sua stessa natura, la depressione interferisce con la motivazione alla terapia dato che ci si sente demotivati, impotenti e sfiduciati. Oltre questo la depressione interferisce con il normale funzionamento del sistema immunitario, riducendone l’efficienza.


Cause

Ad oggi le cause dirette che possono spiegare compiutamente la depressione non sono completamente chiare, come peraltro per la maggior parte dei disturbi mentali. Possiamo dire che ci sono aspetti molteplici e diversi da persona a persona negli ambiti dell’ereditarietà (aspetti biologici di tipo genetico che predispongono alla depressione), delle relazioni personali ed affettive, delle esperienze precoci, lutti, in sostanza quindi di tipo esperienziale.
I fattori biologici sommati ad esperienze particolarmente difficili dal punto di vista personale possono, difronte ad un evento scatenante, portare allo sviluppo del disturbo ed al suo mantenimento.

Cura

Ad oggi l’intervento strutturato cognitivo comportamentale ha dimostrato scientificamente di essere efficace. Nei casi più gravi è opportuno l’associazione con farmaci antidepressivi o regolatori dell’umore. Il protocollo di intervento per la cura del disturbo depressivo prevede come schema di base:

  • l’individuazione e condivisione del problema
  • l’individuazione, l’osservazione ed il riconoscimento dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti legati al disturbo, per definirne il significato personale e gli scopi correlati
  • individuazione dei circoli viziosi che mantengono il problema così da poterli interrompere
  • normalizzazione
  • accettazione della perdita
  • cambiamento degli schemi di pensiero di tipo depressogeno
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